10 gennaio 2014

Naufragio di guerra #0



In vista delle commemorazioni della prima guerra mondiale, scoppiata il 28 luglio 1914 e di cui quest’anno ricorre il centenario, vorrei accompagnare i lettori sui sentieri della memoria attraverso la voce del poeta Giuseppe Ungaretti, che conobbe l’esperienza atroce e logorante della trincea.
Nel corso di tutto il 2014 e fino al maggio del 2015 proporrò periodicamente alcuni suoi versi tratti da L’allegria, testamento poetico del fronte, diario di un naufrago sopravvissuto all’orrore. Accenneremo brevemente ai luoghi da cui Ungaretti ha scritto, collocandoli nella loro dimensione storica e geografica di avamposti di guerra.
Maggior rilievo sarà dato al ciclo di poesie che compone la sezione Porto sepolto, pubblicata in volume nel ’16,  dove più densa è l’evocazione degli episodi vissuti in prima linea a partire dal 1915. Ma non trascurerò neppure le altre liriche della raccolta, perché in questo straordinario journal dove l’uomo analizza se stesso nel tentativo di recuperare i frammenti della propria esistenza, dappertutto si riflette il sentimento di un animo diviso tra la gioia per la vita salvata e lo sconcerto per la catastrofe che si è portata via i compagni.

Pubblicata una prima volta nel 1919 con il titolo Allegria di naufragi, la storia editoriale di questo volume è lunga e complessa. Nel ’23 esce un’edizione rivista e intitolata semplicemente L’allegria. Da questo momento in poi i testi verranno più volte rimaneggiati, fino ad approdare alla versione definitiva del 1969, anno precedente alla morte del poeta.

La raccolta si apre con un gruppo di poesie riunite sotto il titolo Ultime (Milano 1914-’15) ed è chiusa dalla sezione intitolata Prime (Parigi-Milano 1919), quasi che Ungaretti non abbia potuto fare a meno di intessere un racconto à rebours, avendo la guerra innescato il desiderio di percorrere all’inverso i fiumi della vita. Giunti allo spaesamento della foce, nella lotta contro corrente per sfuggire alla furia della distruzione, il poeta prova conforto al pensiero della sorgente. A giungervi sarà un uomo cambiato che solo aggrappandosi al filo dei ricordi, tenendo fermo lo sguardo al grembo delle proprie origini, è riuscito a salvare se stesso. Niente potrà più essere uguale, la frattura continuerà a scuotere la vita del reduce, insinuandosi nella sue memorie del prima e del dopo. Le poesie di Prime sono le poesie dell’azzeramento, i versi del ritorno alle cose che tuttavia parlano con voci “frante”, tra le quali l’uomo sbatte disorientato, cieco mendicante respinto dal mondo. Il naufragio è compiuto. Il vivo che per un attimo ha fissato l’abisso torna alla superficie coperto di un “arido manto” su cui i ricordi galleggiano solitari e smorzati ma capaci ancora di sprigionare intatto l’inquietante bagliore del dramma che li ha attraversati.

L’Italia entrò in guerra il 23 maggio 1915 dopo serrate trattative condotte dall’allora ministro degli esteri Sidney Sonnino (Pisa, 1847 – Roma, 1922), in forze nel governo Salandra. Stipulato il Patto di Londra, trattato in base al quale il paese avrebbe ricevuto vari compensi territoriali, soprattutto a spese dell’Austria, l’Italia si impegnò a scendere in campo contro gli imperi centrali. 

Sonnino fu politico relativamente corretto a fronte della situazioni che venne chiamato a gestire. 
Conseguita la laurea in giurisprudenza (1865), decise di intraprendere la carriera diplomatica (1867-’73). Viaggiatore e cosmopolita, fu tra i primi a occuparsi con maggiore incisività della ‘questione meridionale’. Portò a termine, insieme a Leopoldo Franchetti, un’inchiesta (1876-’77) in cui venivano evidenziati gli aspetti negativi del latifondo e si criticava l’assenteismo dei proprietari terrieri del Mezzogiorno. In conseguenza dello scandalo della Banca di Roma, nelle vesti di ministro delle Finanze e del Tesoro (1893-’94) intervenne per arginare la crisi economico-finanziaria del paese e risanare il bilancio dello Stato.

Le aspettative legate all’ingresso in guerra dell’Italia furono spazzate via dall’alto tributo di sangue versato dalla nazione (5.200.000 gli italiani arruolati, di cui 650.000 i caduti). Le dodici battaglie sull’Isonzo (qui, sui due fronti, si contarono 250.000 morti e 100.000 dispersi, cioè tre volte Hiroshima) non passarono senza conseguenze, gettando discredito sul comando e le alte cariche dell’esercito. Ne scaturirono inchieste e strascichi polemici che si protrassero fino al ’25, l’anno della vergognosa ‘riabilitazione’, quando Mussolini nominò Cadorna maresciallo d’Italia – mentre la commissione istituita nel ’18 lo aveva indicato come il principale artefice della disfatta – e Badoglio ricevette la nomina di capo di Stato Maggiore, nonostante venisse additato come il responsabile dello sfondamento del fronte a Tolmino, e a suo carico fosse stata depositata una relazione di tredici pagine misteriosamente sparita (forse su indicazione del generale Diaz, forse per l’intervento diretto dell’allora capo del governo Vittorio Emanuele Orlando).
Per gli italiani dunque non si trattò affatto di una partecipazione indolore e quella di Vittorio Veneto si offrì fin da subito come una vittoria vistosamente zoppicante.
Sonnino partecipò alla Conferenza di pace di Parigi (18 gennaio 1919) insieme al primo ministro Orlando. La delegazione entrò subito in forte contrasto con il presidente americano Thomas Woodrow Wilson che impugnò il Trattato di Londra, contestando alcune delle promesse fatte all’Italia. Fu la fine della carriera di Sonnino. Provato e amareggiato per la mancanza di riconoscimento riservata all’enorme sforzo bellico messo in campo dal paese, si oppose nello stesso anno all’introduzione del sistema elettorale proporzionale e, con la caduta del governo Orlando (giugno del ’19), non si ripresentò alle elezioni. Nonostante nel 1920 fosse stato nominato senatore, preferì ritirarsi definitivamente a vita privata, dedicandosi alla passione di sempre: gli studi danteschi.

A proposito della prima guerra mondiale come conflitto diverso da tutti i precedenti, scrive Roberto Bianchi, docente di Storia contemporanea all’Università di Firenze:
«La guerra esplosa tra gli Stati europei diventò un conflitto globale e totale, combattuto con forme e obiettivi fino ad allora considerati tipici delle guerre civili e coloniali. Nata con le regole della diplomazia dell’Ottocento, la prima guerra mondiale divenne rapidamente qualcosa di nuovo e di inedito, volto a mobilitare l’intero corpo sociale e ad annientare definitivamente il nemico, privato di ogni legittimazione morale».

Tra gli enormi e irreversibili cambiamenti che la Grande Guerra innescò, quello forse di maggior portata per le future sorti del vecchio continente fu la fine dell’egemonia europea su scala mondiale. 
Da ‘ombelico del mondo’, nel trentennio a venire l’Europa sancì definitivamente la propria posizione di frontiera, spaccata in due dalla “cortina di ferro”, schiacciata tra i due imperi, americano e sovietico.

(Di Claudia Ciardi)


Giuseppe Ungaretti legge I fiumi
Eterno

Tra un fiore colto e l’altro donato
l’inesprimibile nulla

(Da Ultime)


Nasce forse 

C’è la nebbia che ci cancella

nasce forse un fiume quassù

ascolto il canto delle sirene
del lago dov’era la città

(Da Ultime)


Ritorno

Trinano le cose un’estesa monotonia di assenze

ora è un pallido involucro

l’azzurro scuro delle profondità si è franto

ora è un arido manto

 (Da Prime)


Ironia 

Odo la primavera nei rami neri indolenziti. Si può
seguire solo a quest’ora, passando tra le case soli
con i propri pensieri.
È l’ora delle finestre chiuse, ma
questa tristezza di ritorni m’ha tolto il sonno.
Un velo di verde intenerirà domattina da questi alberi,
poco fa quando è sopraggiunta la notte, ancora secchi.
Iddio non si dà pace.
Solo a quest’ora è dato, a qualche raro sognatore,
il martirio di seguirne l’opera.
Stanotte, benché sia d’aprile, nevica sulla città.
Nessuna violenza supera quella che ha aspetti silenziosi
e freddi.

(Da Prime)


Segnalazioni:

La Grande Guerra, 1914-1918 su «Focus Storia Collection», Inverno 2013
In questo blog:
Un contributo in vista del centenario della Grande Guerra.
Eine Fliege stirbt: Weltkrieg – Una mosca muore: guerra mondiale

Il blog «C’è vita su Marte» ha recensito Robert Musil, Narra un soldato/ Ein Soldat erzählt, Via del Vento edizioni (novembre 2012)


«Corriere della Sera», Joseph Roth, L'incantatore/ Der Zauberer, Via del Vento edizioni, 9 gennaio 2014

Links:


Albo dei caduti della Grande Guerra

Arte nella Grande Guerra

Europeana- Remembering the First World War

Foto della Grande Guerra su Xaaraan il blog di Antonella Beccaria

Giornali di trincea (a cura di Francesco Maggi)

La Grande Guerra sul Carso e sul fronte dell'Isonzo

Museo storico della Grande Guerra (Rovereto)

Sito di approfondimento storico e materiale didattico

Società storica per la Guerra bianca (presidente Marco Balbi)

Verso l'anniversario (Trento, marzo 2013)


Pier Paolo Pasolini intervista Giuseppe Ungaretti

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