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La pagina facebook correlata alle attività del blog Margini in/versi

La pagina sviluppa e approfondisce le attività del blog Margini in/versi di cui raccoglie articoli e segnalazioni. Riserva inoltre particolare attenzione ad argomenti di politica e attualità, condividendo numerosi aggiornamenti con progetti orientati a tematiche simili. Questo spazio si caratterizza principalmente per l'accuratezza posta nella selezione dei materiali offerti alla comunità dei lettori. Un vasto repertorio fotografico contribuisce alla qualità visiva della pagina.

Proprietaria della pagina e del blog: Claudia Ciardi.
Appassionata di mitologia greca, letteratura antica e contemporanea, in particolare anglo-americana e tedesca, ho firmato su queste materie diversi contributi. Ho dedicato ai temi della memoria e in particolare a Berlino, città simbolo della tragedia della guerra e centro di vecchie e nuove avanguardie, recensioni e articoli pubblicati in diverse rubriche di internet, condivisi regolarmente nella mia pagina fan. Tengo abitualmente lezioni pubbliche sulle mie ricerche e lavoro come pubblicista e consulente editoriale. Per Via del Vento edizioni ho curato i volumi di prose inedite in Italia di Robert Musil, Joseph Roth, Lou Andreas Salomé, Thomas Mann.
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*Brevi recensioni vengono regolarmente pubblicate nella bacheca della pagina, composte da titolo, immagine di copertina, tag tematici, citazioni 





by Josef Koudelka


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3 commenti:

  1. Nessun commento? Ma mille ce ne sarebbero da fare, sulla tua bravura, suoi tuoi interessi, sulla capacità che hai d'impegnarti in molti settori, dall'arte alla politica, sempre con cognizione di causa e competena. Se rifletto anche sulla tua presumo giovane età non posso far altro che stupirmi e ammirarti incondizionatamente. Anna Maria

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  2. «Se tutti gli undici milioni di migranti attualmente in Europa nord-occidentale tornassero a casa, la loro presenza in patria potrebbe anche portare a situazioni esplosive: il paese imperialista maggiormente interessato sarebbe allora costretto a intervenire per “far rispettare la legge e mantenere l’ordine”».
    […]
    «Con tanti lavoratori all’estero si calcola che la rivoluzione sociale nei paesi d’origine sia meno probabile».

    John Berger, Un settimo uomo, trad. it. di Marco Papi, Garzanti, 1976

    In inglese: A Seventh Man: The Story of a Migrant Worker in Europe, Penguin Books, 1975, pp. 137-145

    Prima di Luigi Zingales, lo ha detto meglio e con maggiore senso critico John Berger, che parlava degli immigrati provenienti dai paesi in via di sviluppo.
    Zingales, applicando della sociologia di riporto, è poi divenuto promotore di una ricetta per il contesto italiano, con riferimento ai giovani che, lasciando il paese, sgonfierebbero l’ipotetica protesta.
    Affermazione confutabile da diversi punti di vista. Togliere il disturbo non è affatto quell’automatismo che si sente prospettare da ogni parte. Per andarsene e sistemarsi all’estero bisogna affrontare comunque un investimento di base, postulando che vi sia una garanzia lavorativa tale da rendere quella partenza definitiva. Pertanto si tratta di scelte che non tutti sono in grado di sostenere, e più ancora se messe in rapporto con quello che il mercato del lavoro offre adesso. Se la destinazione è l’Europa, ovunque si vada son vacche magre: coloro che restano quindi sono sempre più numerosi di quanti riescono a andare via stabilmente. Il pericolo “rivoluzionario” (chiamiamolo così, magari qualche nostalgico apprezzerà) in apparenza non sarebbe sventato. Tuttavia il disagio giovanile, se non saldato con quello delle altre generazioni, non avrebbe possibilità di imporsi in alcun modo. Ce lo dicono i numeri: l’Italia attuale non è un paese di giovani.

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  3. Arieccoci. Passato un po' di tempo, daje con la disoccupazione ai minimi in Germania. La locomotiva tedesca rallenta ma la disoccupazione, secondo il giornalismo italiano, è roba da nulla. Eppure, se si è capaci di leggere in tedesco, i giornalisti d'oltralpe la raccontano diversamente. Il 31 luglio 2014, riprendendo un'agenzia di stampa nazionale, diverse testate tedesche davano la seguente notizia: «Zahl der Arbeitslosen in Deutschland auf 2,87 Millionen gestiegen». Traduciamo per i comuni mortali: numero dei disoccupati in Germania salito a 2,87 milioni.
    Se qualcuno vuole avventurarsi nel testo originale, ecco qui uno dei tanti link sull'argomento:
    http://www.tagesschau.de/wirtschaft/arbeitslose-100.html
    Io credo un filino di più alle notizie divulgate dai tedeschi sulla loro situazione, rispetto a quelle battute frettolosamente in Italia, dove figuriamoci se ci si va a documentare (in tedesco poi, ma scherziamo!).
    Per esperienza personale tutto questo bengodi germanico non l'ho visto. Il mondo non è fatto solo di scambi accademici o menù Erasmus. Magari, piacerebbe a tutti. Un po' meno falsità su questi temi e sulla disponibilità di risorse che implicano, anche e soprattutto familiari (per la maggior parte dei soggetti coinvolti nelle diverse situazioni scolastiche, lavorative ecc... l'unico ammortizzatore è sempre e solo la famiglia), insomma un po' di onestà intellettuale al riguardo non guasterebbe.
    Chi di questi tempi riesce a andare in Germania o altrove con un progetto di studio e ricerca è un miracolato. Se, per conseguenza, gli viene offerto lì un lavoro stabile, è doppiamente miracolato. E io non mi spiego perché diverse persone con cui ho parlato - dottorandi, ricercatori, archivisti, mediatori - hanno detto di aver avuto la possibilità di restare ma di aver preferito tornare. Inoltre molti dei suddetti professionisti non sono responsabilizzati in alcun modo dal governo italiano nello sviluppare ulteriormente rapporti e contatti tra il proprio paese d'origine e quello che li ospita. Nessuno vigila davvero sulla reale utilità del loro soggiorno estero. Mi si permetta infine di aggiungere che i viaggi in una carriera dovrebbero essere un merito fondato su comprovate qualità della persona selezionata per compierli.
    Dunque, tornando ai nostri, siamo sicuri che la Germania o gli Stati Uniti o pinco pallino li volevano veramente lì? Perché avrebbero lestamente rifatto fagotto in direzione inversa? Tutti vittime di patria nostalgia? C'è qualcosa che non mi quadra.
    Dove sta la verità? Dove sta Zazà?

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